Isola di Salina ipotesi di assetto territoriale
15 Maggio 2016 Notizie Salina Le forme fondamentali delle case rurali possono ricondursi a tre tipi: casa con abitazione sovrapposta ai pro servizi (ambienti per il ricovero degli animali, dei prodotti
e degli attrezzi agricoli); casa con abitazione e pro servizi contigui; casa con abitazione pro servizi separati. Nel primo schema rientrano le abitazioni di pendio, con scala esterna e con scala interna; nel secondo, case semplici e multiple; nel terzo edifici con il solo pianterreno e a un piano. In origine la dimora più diffusa è stata quello monocellulare, e in seguito bitricellulare; in un secondo tempo sono state costruite case a struttura complessa, con pro servizi.
La forma prevalente è quella unitaria: tutti gli ambienti in un unico corpo di fabbrica, distribuiti lungo lo stesso asse principale.
In seguito nasce il piano superiore, la scala esterna, ampie terrazze sorrette da portici a più fornici, mentre i pro servizi sono riuniti in un unico corpo.
Dalle modeste forme monocellulari, la casa rurale ampliata, riflette migliori condizioni economiche. Le case tendono ad agglomerarsi in prossimità della spiaggia e a diradarsi nelle zone più più acclivi. Questo è evidente ancora a Rinella e a S. Marina Salina dove gli agglomerati maggiori si trovano in prossimità degli approdi. Lungo la costa prevalgono le abitazioni di coloro che oltre all’agricoltura si dedicano alla pesca; queste case sono strutturate in modo da rispondere al tipo di economia mista prevalente dell’isola. Nelle immediate vicinanze di case “rurali-pescatorie” sorgono magazzini nei quali trovano posto gli attrezzi della pesca, mastelli per capperi, botti, attrezzature agricole, e a volte, piccole barche. Oltre il 30% della popolazione viveva in dimore sparse; ciò era dovuto allo sfruttamento massiccio del suolo per un’attività agricola poco redditizia dato l’intenso carico umano e il frazionamento della proprietà fondiaria.
Con la crisi che ha interessato le isole a partire dalla fine del secolo scorso, inizia l’emigrazione e il frazionamento della proprietà fondiaria. Con la crisi che ha interessato le isole a partire dalla fine del secolo scorso, inizia l’emigrazione e il conseguente abbandono dell’agricoltura. Negli anni ’50 le isole, durante la stagione estiva, sono divenute meta di numerosi turisti che, per trascorrervi le vacanze, hanno trovato conveniente acquistare a prezzi modesti, case appartenenti a emigrati.
L’accaparramento, rivolto in un primo momento alle isole di Panarea e Stromboli ha interessato negli anni successivi, progressivamente le isole di Lipari, Filicudi e Alicudi, quest’ultima in misura assai ridotta essendo l’isola, a quel tempo, poco e mal collegata alla Sicilia e al continente. L’isola di Salina è stata interessata per ultima a questo fenomeno: in pochi anni si è sviluppato però un mercato con prezzi abbastanza elevati per la forte e insistente domanda. In una prima fase il mercato era rivolto a case abitabili, successivamente a case ristrutturabili e poi a ruderi da riedificare totalmente, ricercati soprattutto perché la loro esistenza fondiaria catastale permette di utilizzare il volume preesistente ai fini delle norme urbanistiche. Si è instaurato un mercato che ha persino indotto i mediatori a reperire all’estero i proprietari emigrati per la contrattazione e l’acquisto.
La maggior parte delle case rurali hanno evidentemente perduto la funzione per la quale erano state costruite e in taluni casi le trasformazioni attuate mostrano una caratterizzazione architettonica ben diversa da quella originaria. In particolare a Valdichiesa, Gramignazzo, Pollara e Lingua esistono ancora alcune case rurali che assolvono la loro funzione, in quanto viene praticata qualche attività agricola.