Malvasia Salina

La Malvasia

La Malvasia  è un vino dolce ricavato da vitigni importati e naturalizzati nelle isole, apprezzato fin dall’antichità, in passato veniva commercializzato nei paesi del Mediterraneo e oggi è  conosciuto in tutto il mondo; la sua produzione ha conosciuto in passato in coincidenza di guerre o a seguito della diffusione nei vigneti di malattie parassitarie infestanti, lunghi periodi di stasi.

Oggi la Malvasia è stabilmente prodotta nelle isole  è costituisce uno dei vini più pregiati ed esclusivi del mondo, lo si produce infatti solo  nelle Eolie e in poche altre isole del Mediterraneo: in Sardegna, a Creta,  a Madeira e nelle Canarie; originaria del Peloponneso sud-orientale, la malvasia deriva il suo nome da un piccolo centro omonimo sulla costa, situato su un promontorio alto 300m, in vicinanza dell’antica Epidaurus Limera, nel nomos di Laconia ( in greco Monemvasia o Monembasia).

Nel XII secolo questo piccolo centro grazie anche alla sua posizione geografica era divenuto un centro commerciale di primo ordine, rinomato per l’esportazionedel pregiato vino locale, tra i suoi acquirenti c’erano anche i veneziani e i genovesi che estesero le diffusione del prodotto a cui diedero il nome di “Malvasia”, e posteriormente trasmisero il processo di vinificazione a Creta, da qui la produzione del prezioso nettare veniva introdotto nelle isole dell’Egeo, nella Cicladi e nel Mediterraneo e la sua fama varcava ogni porto di mare, la conquista dei turchi (1540-1690) determinò col declino economico della cittadina greca anche l’abbandono dei vigneti, gli sforzi che si fecero in seguito  per far rinascere le coltivazioni della vite nel suo ambito originario sarebbero stati vanificati dalle condizioni sociopolitiche della Grecia, non sarebbe stato possibile riprendere la coltivazione fino al XX secolo.

Anche se la Malvasia non si produsse più per secoli nei luoghi in cui era nata, era già ampiamente apprezzata nel mondo occidentale, grazie ai veneziani che nel Medioevo la resero  il vino più famoso di tutti i tempi; la Repubblica  Veneta possedeva nei suoi magazzini di Venezia, le riserve più grandi di questa varietà,  con il monopolio del suo commercio per tutto il Mediterraneo; negli anni i vitigni originali impiantati altrove continuarono ancora a produrre il prezioso nettare e la sua fama continuò a propagarsi.

Nel 1600 in Italia con il nome di Malvasia venivano indicati i locali in cui si vendeva il vino “navigato o greco”, nome locale in cui in diverse aeree vinicole era definito il vino in questione; la fama della Malvasia giunse ben presto in tutte le corti europee, nelle cui tavole ben figurata accanto ad altri vini pregiati, il veneziano Carlo Goldoni la cito’ in moltissime sue opere teatrali  rendendola ancora più popolare, perfino Shakespeare  lo ritenne cosi importante da attribuire ad un solo bicchiere del prezioso nettare, il potere di convincere il suo personaggio Falstaff a vendere l’anima al diavolo; si racconta  che il duca di Clarence abbia chiesto di morire affogato in una botte di malvasia, si racconta anche che le dame delle corti europee amassero profumarne i fazzoletti.

Oggi i grandi produttori di questo vino si sono riuniti creando un’associazione e progettando di fondare anche un istituto di studi storici e scientifici sulla Malvasia con sede a Creta, si è creata anche una commissione per la promozione e diffusione delle isole produttrici.

Esiodo narra che alla fine del secolo VIII a.C. in Boezia in tempo di vendemmia si usava raccogliere i grappoli d’uva durante il mese di settembre ed esporli al sole e l’aria per dieci giorni e dieci notti, per cinque giorni lasciarle all’ombra e il sesto giorno versare nei recipienti il dono di Dionisio, questo processo non è poi tanto lontano da quello che si realizza oggi per la produzione della malvasia.

Le uve vengono coltivate a pergolato basso o a filare, i grappoli sono raccolti a sovramaturazione e dopo essere stati ripuliti dagli acini guasti, secchi o immaturi, vengono esposti al sole per 10-15 giorni su dei graticci detti “cannizzi”, ogni sera i cannizzi vengono posti al riparo.

Dopo  la torchiatura si lascia fermentare il vino in fusti di non oltre 10 ettolitri, in seguito viene travasato in botti e successivamente tagliato e affinato dalle sapienti mani degli specialisti, fino ad ottenere un vino che è un vero “nettare degli dei”.

Un detto eoliano sulla malvasia dice “la malvasia purifica, magnifica,infonde dolce torpore, e sana” non si può dunque venire alle Eolie e non portare con se una bottiglia di malvasia.

E’ un vino da dessert  che va servito ad una temperatura non oltre  8/10°C in un bicchiere a tulipano, va accompagnato ad una pasticceria secca, tipici sono i “sesami” e “peparelli”, viene chiamato anche “nettare degli dei”, ha un colore giallo-dorato tendente all’ambrato, profumo intenso, floreale e un sapore dolce, dove è possibile sentire i datteri, l’albicocco maturo e perfino il miele, che lascia nel retrogusto delle note floreali.

 

“Fu vago di apprendere il metodo

praticato da quegli isolani per fare la malvasia, che è il seguente:

non distaccasi quest’uva dalla vite se non se a perfetta maturita’, il che si conosce

dal bellissimo colore dorato, e dal dolcissimo sapore che prende.

I vendemmiati grappoli, pria liberati da grani o fracidi o guasto, si lasciano al sole,

distesi sopra stuoje di canne palustri, per otto dieci giorni ed anche piu, fin che

appassiscano”.  (Lazzaro Spallanzani, Destinazione Eolie 1778)

||