Lipari: bimbo di 6 anni sospeso per 2 giorni, il nonno scrive al Provveditore agli Studi

11 Febbraio 2017 Cronaca Eolie

Ma mi chiedo che senso abbia scegliere un provvedimento di sospensione, o meglio, come può essere recepito e compreso da un bambino di appena 6 anni? Quando tornerà in classe, dopo un paio di giorni, siamo certi che avrà capito il perché di questa punizione?

Invece di intervenire reprimendolo e correggendolo sul posto e sul momento, lo si allontana: forse perché la scuola non è in grado di assolvere appieno il suo compito?

Come è possibile che oggi in una classe dotata di almeno tre insegnanti non si sia in condizione di fare fronte a incidenti del genere, che – ribadisco – non vanno giustificati ma sono perfettamente plausibili perché legati all’irruenza dell’età e alla novità del percorso scolastico, quando – ormai più di mezzo secolo fa – nella scuola elementare che frequentavo una unica figura di insegnante sapeva perfettamente gestire queste circostanze?

Eppure, la dirigente scolastica Fanti non solo ha ratificato il provvedimento ma, nel corso di un colloquio, ha addirittura suggerito alla famiglia di rivolgersi a uno psicologo.

Su quale base una dirigente esprime questo genere di valutazioni, che trovo anche piuttosto lesive della dignità del bambino?

Le porgo questi quesiti in forma pubblica perché sono sicuro che una vicenda del genere non riguarda soltanto il mio nipotino e il ristretto ambito della mia famiglia, ma può interessare anche un più vasto numero di genitori, perché questa è diventata la scuola dei nostri figli e dei nostri nipoti.

 

Salvatore Basile

via Sant’Anna 44

98055 Lipari (ME)

 

-LA REPLICA

 

NON SBATTETE I VOSTRI FIGLI IN PRIMA PAGINA !!!

 

Essendo stata chiamata in causa pubblicamente, rispondo alla lettera pubblica del sig. Salvatore Basile.

 

Premesso che la lettera del nonno sta violando gravemente la privacy del bambino interessato. Premesso che non entrerò nel merito della questione “comportamento singoli alunni” che per noi operatori scolastici è argomento strettamente riservato e coperto da segreto d’ufficio.

 

Premesso che le problematiche particolari dei singoli alunni vengono da noi discusse e affrontate nelle sedi opportune: consigli di classe/interclasse, riunioni scuola-famiglia, incontri con i genitori.

 

Visto che si afferma che la “scuola non è in grado di assolvere appieno il suo compito” e che invece “più di mezzo secolo fa……una unica figura di insegnante sapeva benissimo gestire…”, vorrei proprio rispondere che forse più di mezzo secolo fa non era nemmeno lontanamente immaginabile che un bambino di 6 anni ricoprisse i docenti di parolacce e improperi e venisse per questo difeso dai genitori.

 

A questo punto mi limito a formulare alcune considerazioni di carattere generale.

 

Il dirigente scolastico ha il dovere di segnalare alle famiglie la presenza di un disagio e consigliare l’intervento di un esperto (psicologo, educatore).

 

La famiglia ha il dovere di intervenire dove questo disagio è palese e persistente.

 

Negare il problema significa non compiere adeguatamente il proprio ruolo di educatori.

 

Delegare ogni intervento alla scuola significa rinunciare al proprio ruolo di genitori.

 

Infine, questo uso ed abuso dei social media da parte di alcuni genitori e nonni, secondo noi operatori della scuola e professionisti della formazione, interferisce pesantemente con il processo educativo e formativo, il quale è momento delicato e imprescindibile dello sviluppo della personalità e richiede invece maggiore silenzio, ascolto, riflessione, ponderazione, umiltà e condivisione da parte di tutti i soggetti interessati – famiglie, docenti, esperti. Il che non significa passività da parte delle famiglie, anche acceso dibattito e partecipazione attiva, se volete dialettica di vedute. Anche chiamando in causa autorità “superiori”. Ma nelle sedi opportune, con mezzi e strumenti di comunicazione riservata ed attenta.

Con tutto il rispetto per questo Giornale che ospita anche la mia risposta (e per questo lo ringrazio), non è la sede opportuna per discutere il comportamento di un bambino di 6 anni.

Mirella Fanti

Dirigente scolastico

IC “Lipari 1”