Eolie: la Pumex salvata dal fallimento
16 Giugno 2011 Cronaca EolieCiò è stato possibile dopo che i creditori, sia i privilegiati (erario, enti previdenziali e assistenziali, dipendenti, artigiani, cooperative professionisti), assieme ai creditori chirografi (cinque banche e altri), hanno votato con ampia maggioranza l’accettazione del concordato, ritenuto conveniente, in quanto dalle stime degli immobili che la Pumex intenderebbe trasformare con finalità turistiche, si stima che possano essere incassate somme tali da soddisfare ampiamente l’intero ammontare dei crediti, oltre agli interessi. La votazione palese era avvenuta dinanzi al giudice delegato Assunta Cardamone. Che, in precedenza, aveva nominato un perito, l’ing. Cosimo Scilipoti, il quale aveva stimato il valore dei beni aziendali indicando possibili ricavi per circa 30 milioni di euro. Somma che consentirebbe di pagare i debiti che nel complesso ammonterebbero a circa 10 milioni. Una stima assai inferiore a quella che era stata presentata dalla stessa Pumex in sede di proposta del concordato preventivo. I debiti, secondo un’analisi contenuta in una delle due relazioni stilate dal consulente, il commercialista Giovanni Genovese, incaricato dal tribunale, ammonterebbero a circa 10 milioni. Con la proposta di concordato la “Pumex spa” si impegnerebbe a saldare i debiti inseriti nella lunga lista. Prima di tutto bisognerà pagare i dipendenti rimasti senza lavoro i quali reclamano Tfr e altri emolumenti. A seguire le numerose banche, circa cinque istituti di credito, con cui l’azienda aveva lasciato insoluti – fin dalla cessazione dell’attività interrotta dal sequestro giudiziario delle cave -, consistenti debiti per un ammontare di poco più della metà del debito complessivo di 10 milioni di euro. A fronte dei debiti accumulati e insoluti, la Pumex, ha offerto la vendita di immobili, terreni e soprattutto capannoni e fabbricati ubicati nell’area di Porticello, di proprietà della società. I beni immobiliari, secondo una stima avanzata dalla stessa azienda, considerando la destinazione e l’impiego futuro che ne vorrebbe fare la stessa con il cambio di destinazione d’uso, avrebbero sul mercato un valore calcolato dalla Pumex in ben 40 milioni di euro. Il perito del tribunale aveva invece ridotto la previsione del valore a 30 milioni. Dalla vendita, anche parziale, l’azienda intenderebbe ricavare le risorse necessarie per ripianare i 10 milioni di debiti. l tempo di ammortamento chiesto ai creditori dalla Pumex per ripianare i debiti è di massimo 4 anni. Il piano previsto dal concordato diventerà adesso operativo. Soddisfatto l’industriale Vincenzo D’Ambra, con i suoi legali, gli avvocati Gaetano Franchina e Franco Maria Merlino, entrambi del foro di Catania. Come peraltro i creditori, perché, sulla base della stima dei beni, oltre alla sorte capitale recuperabile per intero, vedrebbero pagati anche i relativi interessi. Stesso discorso per lavoratori e banche. Nella relazione iniziale redatta all’atto della richiesta del concordato, il consulente del tribunale, il commercialista Giovanni Genovese, incaricato di vagliare la fattibilità del piano di rientro con i creditori, aveva sottolineato che l’azienda stima i beni immobiliari in ragione della ipotetica futura destinazione che attualmente non è peraltro contemplata nello strumento urbanistico dell’Isola di Lipari. L’azienda, infatti, nella proposta presentata, avrebbe ipotizzato come destinazione urbanistica per gli immobili di Porticello quella turistico alberghiera. Attualmente tale proposta non troverebbe idonei riscontri nel Prg. La Pumex aveva anche risposto con una propria relazione ai rilevi mossi. Con accettazione del concordato da parte dei creditori e l’ammissione del tribunale, la società ha evitato la dichiarazione di fallimento che avrebbe comportato la vendita all’asta di tutti i beni, oltre a possibili conseguenze di tipo penale per gli amministratori.